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Toni Tabalori (leggenda)
Toni Tabalori (leggenda)
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Descrizione
C’era una volta, neppure tanto tempo fa, in un piccolo paese della Valle Maira una donna che viveva sola con un figlio. Il ragazzo si chiamava Toni, ma tutti lo chiamavano Toni Tabalori, perché non c'era verso che ne combinasse una giusta; era nato tabalori, cioè sventato e un po' sordo di testa, e Tabalori rimase tutta la vita.
Sua madre si sforzava di fargli fare le cose a modo, ma lui ... Come quel lunedì di mercato quando lo mandò a comperare degli spilli. Lui ci andò tutto contento, ma si fermò ad aiutare alcune donne che facevano il fieno e fece un bel mucchio di fieno ma nel fieno perse tutti gli spilli. Alla madre non sembrò vero: «Dovevi metterli in tasca» gli disse e Toni se ne ricordò quando il lunedì dopo ritornò al mercato a comprare un pesante paletto di ferro.
Se lo mise in tasca, ma la tasca si sfondò e il paletto rotolò per strada senza che lui se ne accorgesse. «Sei proprio un tabalori - gli ripetè due volte la madre sconsolata - dovevi portartelo sulle spalle». E Toni Tabalori si mise bene in testa la raccomandazione. Il terzo lunedì si trattò di un maialino, di uno di quelli che devono essere cresciuti per farne salami. Toni lo comprò, lo infilzò in un bastone come se dovesse subito cuocerlo allo spiedo e così, morto che faceva pena a vederlo, ma sulle spalle, lo portò a sua madre. «Disgraziato figlio senza cervello» disse quasi piangendo la povera donna.
«Ci voleva tanto a capire che dovevi legargli al collo una corda e tirartelo dietro fino a casa?». Toni lo capì molto bene e quando andò al mercato, l'ultima volta, a comprare un vaso da notte di coccio, fece tutto a puntino, proprio come gli era stato detto. Col risultato che a casa e alla madre impietrita, del bel vaso di coccio a fiori blu, andato a finire in pezzettini nel ghiaione della strada, riportò... un bel manico con un solo fiore blu. La madre questa volta ammutolì; ma non lo mandò più al mercato.
Soltanto, quando doveva uscire, gli raccomandava di stare quieto in casa, come fa la chioccia quando ha le uova da covare. E un giorno, tornata da far la spesa, lo chiamava, lo chiamava a gran voce ché non riuscì a trovarlo: «Toni, Toni, dun ses? (Toni, Toni, dove sei?)”.
E Toni Tabalori: «Mare, mi cuu; mare mi cuu... (Madre, son qui che covo, madre, son qui che covo... )”. E qualcuno è convinto che quel Toni, tabalori com'era, sia ancora lì a covare.
(Leggenda tratta da “Piccole Storie di servan, masche e diavoli” di Luigi Dalmasso
EDIZIONI L’ARCIERE CUNEO 1993)
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