La Leggenda della Befana (racconto)
C’era una volta, quando i nostri nonni erano ancora bambini, un’anziana signora che viveva tutta sola in una piccola casa ad Arvaglia, una borgata di Marmora in alta Valle Maira.
Le sue mani piccole e rugose, le unghie lunghe e poco curate terrorizzavano i piccoli, i suoi vestiti neri trasandati e rattoppati, le vecchie “soche” di legno mangiucchiate dai tarli allontanavano mamme e nonne.
Il suo naso ad uncino con un grosso neo incuteva timore anche agli uomini più coraggiosi della borgata.
Il suo vero nome era Bressy Giovanna, ma tutti la chiamavano “Giuano la Beffa” a causa del suo mento molto sporgente e del suo carattere all’apparenza molto scontroso: in realtà era solo tanto timida e per nulla abituata alla compagnia.
Infatti, rimasta orfana molto giovane, si era sempre dovuta arrangiare da sola.
Anche la sua casa non era avvicinata da nessuno perché era popolata da gatti e, di notte, anche da pipistrelli. Quindi nessuno poteva immaginare che da quella casa proveniva sempre un delizioso profumino di dolci.
Un giorno,durante le vacanze di Natale,, Toni, l’ultimo di otto fratelli di una famiglia molto povera, giocando a “strema” (a nascondiglio) fu portato dalla sua curiosità e dal suo coraggio proprio dietro la casa di “Giuana la Beffa”. Mentre se ne stava zitto, zitto nel suo nascondiglio una dolce fragranza gli arrivò alle narici: che profumo meraviglioso!!!!
Toni, abituato a latte, pane e polenta non aveva mai annusato niente di simile!! Quasi senza accorgersene si ritrovò sotto la finestra della vecchina. Afferrò il davanzale con le mani e si sollevò per poter sbirciare all’interno.
Immaginate il suo stupore quando vide, attraverso il vetro, biscotti appena sfornati, pasticcini al cioccolato e barrette di torrone, una dorata torta di mele e piccoli frutti arancioni che Toni non aveva mai visto.
Proprio mentre ammirava affascinato tutte quelle delizie, Giuana scorse la sua testolina spuntare dalla finestra. Subito, si spaventarono entrambi: Toni fu tentato di scappare, ma il profumino lo trattenne e quando la vecchina gli aprì la finestra lo trovò immobile con gli occhi fissi sulla sua tavola.
“Cosa ci fai qui? Chi sei? Non hai paura di me? Non scappi come fanno gli altri quando mi vedono?” mormorò con aria stupita la vecchina.
“Ma io ………. non sapevo …….. stavo giocando a “strema” e poi …….. questo profumo ……….” Mugugnò Toni un po’ spaventato.
“Entra, entra, non vorrai mica stare al freddo? ………..Entra, non avere paura!!!”, mormorò Giuana stupita.
Il ragazzo, dopo alcune esitazioni, cauto, cauto si avvicinò alla porta cigolante ed entrò.
La casa all’esterno era sgangherata e in rovina, ma dentro appariva accogliente e curata. Il fuoco scoppiettava allegramente nel caminetto in un angolo della piccola cucina, al centro un grande tavolo era ricoperto da una tovaglia rossa, a quadretti su cui erano appoggiate tante squisitezze. Toni nel vedere tutti quei dolci restò senza fiato e sentì l’acquolina salirgli in bocca.
La vecchia Giuana vide nei suoi occhi la voglia di assaggiare quei deliziosi pasticcini che, forse, non aveva mai potuto mangiare, neanche sapeva che esistessero quelle bontà!!!
Stava per porgergliene uno quando ………….”Toni, Toni! Dove ti sei cacciato?! Non lo sai che lì è un posto pericoloso? Esci dal tuo nascondiglio”!!!
Le voci dei compagni di gioco ricordavano a Toni che stava giocando a “strema” e doveva farsi trovare dai suoi amici.
“Scusate, scusate …….. io devo scappare! Che peccato però: desideravo tanto assaggiare un biscottino al miele o i pasticcini al cioccolato! E’ già quasi buio: chi lo sente stasera mio padre!” E, così dicendo, Toni scappò a gran velocità.
Fuori, i suoi fratelli lo stavano aspettando arrabbiati e infreddoliti: lo avevano cercato molto. Lo sgridarono e gli ricordarono che il padre aveva proibito loro di avvicinarsi a quel luogo.
Quella sera Toni dovette andare a letto senza cena e con la pancia più vuota del solito, ma una grande sorpresa lo aspettava il mattino dopo: la festa dell’Epifania.
Quando si svegliò trovò vicino al letto tanti buonissimi dolci: proprio quelli che aveva visto nella casetta di Giuana.
La cosa strana però era che anche i suoi fratelli e tutti gli altri ragazzi del paese i avevan anche ricevuti.
A quell’anno, “Giuana la beffa”, ogni anno, la sera del cinque gennaio, portava ai piccoli, con le sue delizie, un po’ di gioia e di felicità.
Si sentiva meno sola! Da allora tutta la gente della borgata iniziò a trattarla con più rispetto e gentilezza: era nata la BEFANA!!!!!
(Racconto di Francesca Falco)